Il romanzo distopico, generalmente considerato una sottocategoria del romanzo di fantascienza, fa parte di una tipologia di genere letterario che mette in scena una distopia, ovvero una previsione apocalittica di una situazione immaginaria scaturita dall’inesorabile avanzamento di tutti quegli eventi negativi di cui si possono già cogliere le tracce nel momento in cui si scrive e che vengono poi portati all’estremo fino ad apparire come catastrofici.

Origine del romanzo distopico

Il termine “distopia” deriva dal greco antico, precisamente dall’unione del prefisso “δυς” (dys), connotato negativamente, e del termine “τόπος” (topos), che significa “luogo”, sulla scorta del termine “utopia”, formato dal prefisso “οὐ” (ou) che significa “non”, in opposizione al termine “eutopia”, creato invece con il prefisso con accezione positiva “εὖ” (eu). A usare per la prima volta il termine “distopia” pare sia stato il filosofo inglese John Stuart Mill, nel corso di un discorso parlamentare tenutosi nel 1868, a indicare l’opposto dell’utopia, intesa alla maniera di Tommaso Moro.
La distopia, quindi, nasce in opposizione all’eutopia e all’utopia, che viene tradizionalmente intesa in senso positivo, cioè alla rappresentazione, sempre immaginaria, di uno scenario ideale, perfetto da tutti i punti di vista, e di conseguenza irrealizzabile.
La letteratura distopica prese piede solo nel Novecento, a seguito della pubblicazione da parte di George Orwell di due capisaldi del genere, e non solo: La fattoria degli animali  (1945) e 1984 (1949), esempi di una raffinata denuncia sociale, in aperta critica ai meccanismi generatisi durante il periodo dei totalitarismi.
Sia la seconda guerra mondiale sia la guerra fredda, inoltre, con le conseguenti scoperte scientifiche e tecnologiche, contribuirono in larga misura all’estensione di questo genere. Il romanzo distopico, infatti, trova terreno fertile proprio in quella serie di paure insopprimibili sorte a seguito della presa di consapevolezza dei fenomeni collaterali a questi due drastici eventi, come il declino delle ex grandi potenze, il cambiamento di ideali e l’inesorabile avanzamento in ambito tecnico.

Agli albori del genere distopico

Nonostante il genere distopico si sovrapponga spesso ad altri generi, è possibile rintracciare alcune opere precedenti al boom della diffusione del romanzo distopico tardo novecentesco, ma che ne inaugurano il cammino, tra cui:

  • II tallone di ferro di Jack London (1907).
    La descrizione profetica dell’instaurarsi di un regime dittatoriale protofascista e degli orrori da questo messi in atto visti con gli occhi critici di un fervente socialista;
  • Noi, di Evgenij Ivanovič Zamjatin (1924).
    Il racconto in prima persona della vita di un ingegnere all’interno di una società dominata dall’omologazione, in cui gli individui sono identificati in base a un codice e nel quale non c’è alcuno spazio per la libertà individuale.
  • Il mondo nuovo di Aldous Huxley (1932).
    Il racconto visionario dell’avanzamento delle tecnologie e delle pericolose conseguenze, prima tra tutte la rinuncia a qualsiasi tipo di emozione, che esso comporta.

I grandi romanzi distopici

A seguito delle guerre, le prospettive sul futuro mutarono in maniera profonda, non lasciando spazio a visioni rosee e illuminate, a speranze e ideali di alcun tipo, divennero anzi angoscianti e fortemente negative. Le condizioni si rivelarono, cioè, perfette nell’ispirare la lunga serie di romanzi distopici sorti in quegli anni, come:

  • Il signore delle mosche di William Golding (1952).
    La storia di un gruppo di ragazzi, in fuga da un conflitto di natura nucleare, che si ritrova a convivere su un’isola. Nel tentativo di impostare le basi per la creazione di una nuova società emergono gli aspetti più reconditi e beceri della natura umana;
  • Fahrenheit 451 di Ray Bradbury (1953), seguito dall’omonimo film di François Truffaut.
    In un clima di estrema tensione, con una guerra in procinto di scoppiare, in un mondo in cui leggere è vietato, un pompiere si innamora di una donna che gli fa aprire gli occhi e mettere in discussione tutto il suo operato. Secondi alcuni può rappresentare una critica al maccartismo dominante nella società statunitense in quel periodo;
  • Abissi d’acciaio di Isaac Asimov (1953),
    che mette in campo la classica contrapposizione tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, in una New York sotterranea invasa dai robot;
  • Arancia meccanica di Anthony Burgess (1962), noto anche per l’omonima trasposizione cinematografica a opera del regista Stanley Kubrick.
    Per mezzo di Alex, il protagonista, e della sua banda si indaga sulle devastanti conseguenze del capitalismo, in un clima di irrefrenabile violenza e manipolazione;
  • Il pianeta delle scimmie meglio conosciuto in Italia con il titolo Viaggio a Soror di Pierre Boulle (1963),
    che immagina l’esistenza di un pianeta in cui, dopo aver schiavizzato l’intero genere umano, sono le scimmie a governare.

Caratteristiche e finalità del romanzo distopico

Il romanzo distopico si incentra sulla realtà circostante per poi esasperarne in maniera provocatoria gli aspetti innovativi, quasi sempre, ma non necessariamente, negativi, facendo leva sui nostri timori più profondi. All’interno del romanzo distopico, infatti, domina un sentimento di paura, smarrimento, spaesamento, che si ripercuote facilmente anche sul lettore, o al contrario viene del tutto annullata la capacità di provare un qualsiasi tipo di emozione.
All’origine del romanzo distopico risiede una doppia esigenza: l’esigenza di dare in un certo qual modo voce alle paure sociali rappresentative di un determinato periodo storico, di metterne in luce gli aspetti problematici, e l’esigenza di esprimere con forza una determinata presa di posizione sugli eventi, una particolare visione del mondo, di esercitare, cioè, una qualche forma di critica di tipo politico o sociale.

Distopia e ucronia

Molto spesso distopia e ucronia vengono sovrapposte, ma tra le due ricorre una sottile differenza, di cui è bene tenere conto.
Come si è già detto, dunque, la distopia fa riferimento a proiezione nel futuro di eventi osservabili nel presente, mentre l’ucronia si sofferma su una versione alternativa del passato, immaginando una serie di opzioni da sostituire a determinati eventi storici e che quindi riscrivono il corso delle cose. Un chiaro esempio di romanzo ucronico è La svastica sul sole di Philip K. Dick (1962), in cui viene illustrato come sarebbero andate le cose se a vincere la seconda guerra mondiale fossero stati Germania e Giappone.

Corsi di scrittura del romanzo distopico

Viola Di Grado, una delle scrittrici più note e più apprezzate (è stata la più giovane vincitrice del Premio Campiello Opera Prima e la più giovane finalista del Premio Strega) è la docente di Scuola Passaggi che si occupa di romanzo distopico. Scopri qui il programma del corso.

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