Cos’è il realismo magico? Per realismo magico si intende una corrente prima di tutto artistica, e nello specifico pittorica, sorta a inizio Novecento e caratterizzata da un particolare sguardo sul mondo, allo stesso tempo lucido e incantato.
Il termine “realismo magico” fu infatti coniato intorno agli anni venti dal critico d’arte tedesco Franz Roh proprio per descrivere l’evoluzione del realismo nella pittura post-espressionista.

Cos’è il realismo magico

Il realismo magico costituisce un genere letterario molto denso e difficile da definire in maniera univoca. Indubbiamente però il realismo magico è contraddistinto dalla presenza imprescindibile di elementi inaspettati, straordinari, surreali, magici per l’appunto, calati all’interno di contesti del tutto ordinari, quotidiani, assolutamente verosimili.

L’obiettivo del realismo magico non è allontanarsi dalla realtà, tirarsene fuori, al contrario vuole far emergere, attraverso l’intuizione, la fantasticheria, tutti quegli aspetti della realtà apparentemente irrilevanti, e che tendono a rimanere in secondo piano, e così accedere a quella dimensione onirica, paradossale, immaginifica solitamente sopita.

Oltre al costante ricorso al binomio reale/irreale, caratteristiche tipiche dei testi ascrivibili alla corrente del realismo magico possono essere l’assenza di temporalità, o comunque la distorsione delle coordinate temporali canoniche, il ricorso alla dimensione onirica, il richiamo a elementi mitici o leggendari, l’abuso di dettagli di tipo sensoriale nelle descrizioni.

Bontempelli e la diffusione in Italia

Nel 1927 Massimo Bontempelli, non a caso considerato il padre del realismo magico letterario, riprende l’espressione di Roh, all’interno dell’ultimo quaderno – “Analogie” – de “I quattro preamboli” pubblicato sulla rivista “900” e teorizza l’applicazione del realismo magico in questo ambito.

Muovendo dal bisogno di rinnovamento scaturito a seguito della prima guerra mondiale sulla scia dei movimenti d’avanguardia, Bontempelli punta a recuperare lo stupore lucido dei pittori del Quattrocento in modo da cambiare l’approccio all’abitudine e all’anonimato della vita quotidiana.

Tra le sue opere principali che riflettono queste caratteristiche ci sono: “La scacchiera davanti allo specchio” (1922), un racconto per ragazzi che ribalta il concetto di spazio, “Eva ultima” (1923), una riscrittura di “Eva futura” di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam ispirata al lavoro dell’amico pittore Giorgio De Chirico, “La donna dei miei sogni” (1925),  raccolta di racconti basata sullo stravolgimento degli eventi e del senso comune a seguito dell’irruzione dell’elemento magico nel quotidiano e i testi teatrali “Nostra dea” (1925) e “Minnie la candida” (1927).

A partire da Bontempelli, il realismo magico si diffonde sempre di più in Italia, al punto da vantare autori del calibro di:

  • Dino Buzzati, autore di numerosi racconti e altrettanti romanzi, si contraddistingue per l’ossessione per l’elemento temporale e la continua ricerca della tensione fantastica – risente fortemente infatti dell’influenza di E.T.A. Hoffmann – e della componente onirica. La sua opera più nota “Il deserto dei tartari”, ma anche i suoi primi romanzi come “Bàrnabo delle montagne” (1933) e “Il segreto del Bosco Vecchio” (1935), sono tutti intrisi di un senso di solitudine devastante suggerito soprattutto da spazi naturali maestosi e vacui, ricchi di suggestioni e rimandi autobiografici;
  • Anna Maria Ortese, scrittrice dallo stile particolarmente innovativo, caratterizzato da una lingua ermetica e affascinante, a primo acchito quasi incomprensibile, per anni dimenticata da pubblico e critica. La maggior parte della sua produzione è densa di realismo magico, a partire dai racconti contenuti nel suo libro d’esordio “Angelici dolori” (1934-1936), ma la ricordiamo soprattutto per la cosiddetta trilogia animale, incentrata sulle figure di tre animali particolarissimi: una mostruosa iguana dai tratti femminili, quasi principeschi, “L’Iguana” (1986); un cardellino onnipresente sullo sfondo degli eventi, la cui voce sembra scandire i momenti decisivi, “Il Cardillo Addolorato”(1993); e un piccolo puma trovato in Arizona che cela una serie di significati allegorici, “Alonso e i Visionari” (1996);
  • Paola Masino, scrittrice raffinata e anticonvenzionale, molte volte osteggiata dal fascismo, è spesso erroneamente ricordata solo per essere stata la compagna di vita di Bontempelli. Masino è invece soprattutto l’autrice di “Periferia” (1933), un romanzo di formazione sotto la veste inedita di una fiaba nera, che si avvale di elementi magici per rovesciare il mito dell’infanzia e ripensare il destino dell’umanità, ma anche di “Nascita e morte della massaia” (1945), il percorso di vita, ricco di simbolismi, di una donna in ribellione, in cui viene meno l’elemento magico vero e proprio, ma perdura una feroce critica sociale perpetrata attraverso uno stile surreale e pungente.

Cos’è il realismo magico nella letteratura sudamericana

L’America latina, con la sua lunga e ricca tradizione folkloristica, si presta da sempre particolarmente bene a incorporare elementi non del tutto convenzionali all’interno delle narrazioni, ed è per questo motivo che il realismo magico si è naturalmente insediato nello stile degli scrittori locali, tra i quali ricordiamo esponenti di grande rilievo come:

  • Jorge Luis Borges, scrittore, filosofo e poeta argentino, autore di numerosissimi racconti la maggior parte dei quali contenuti all’interno delle raccolte “Finzioni” (1944) e “L’Aleph” (1949), in cui indaga il senso dell’esistenza e lo spettro della morte, lasciando ampio spazio al senso di smarrimento e non senso di chi legge;
  • Julio Cortàzar, maestro nell’arte del racconto e autore di romanzi indimenticabili, come “Rayuela” (1963);
  • Gabriel Garcia Marquez, un gigante del genere e della letteratura in assoluto. Rientrano appieno nel filone del realismo magico le sue due opere più note e amate: “Cent’anni di solitudine” (1967), la saga familiare con protagonista il colonnello Buendia, e “L’amore ai tempi del colera” (1985), il racconto dell’iconica e struggente storia d’amore e di attesa di Florentin Ariza e Fermina Daza.
  • Isabelle Allende, scrittrice e giornalista cilena diventata celebre con “La casa degli spiriti” (1982), che ora si occupa anche di letteratura per ragazzi.
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