La letteratura di viaggio costituisce un genere letterario a tutti gli effetti che si è andato affermando soprattutto negli ultimi due secoli, in comunione con un certo tipo di giornalismo, ma che in realtà può vantare radici antichissime e sicuramente degne di nota. Basti pensare alla “Odissea” di Omero, il viaggio per antonomasia, mosso da curiosità e voglia di scoperta dell’intrepido Ulisse, o al viaggio allegorico tra Inferno, Purgatorio e Paradiso compiuto da Dante Alighieri nei cento canti che compongono “La Divina Commedia”, ma anche solo al poema epico-cavalleresco in senso lato.

La letteratura di viaggio è nota anche come narrativa di viaggio perché è contraddistinta dal racconto di un periodo di viaggio effettivo, quasi sempre descritto in prima persona da chi lo ha intrapreso, basato su un itinerario reale, che a volte può essere parzialmente rielaborato dall’autore.

Caratteristiche

Con letteratura di viaggio si fa riferimento a tutti quei racconti o quei romanzi che hanno al centro il tema del viaggio, inteso più in generale come spostamento fisico effettivo da un luogo a un altro, al di là dei motivi per cui esso avviene. La letteratura di viaggio è, infatti, molto varia e incorpora i resoconti dei viaggi praticati per i più svariati motivi: dal viaggio di scoperta o di esplorazione, dettato da semplice curiosità o sete di conoscenza, al viaggio di puro piacere o addirittura al viaggio finalizzato alla ricerca scientifica.

Ad accomunare tutte queste tipologie di viaggio c’è solo il vissuto reale di chi ne scrive e la volontà di trasmettere su carta quanto più possibile dell’esperienza portata a termine. Inizialmente la forma principale della letteratura di viaggio è quella epistolare o del diario di viaggio, mentre nell’ultimo secolo si è andata quasi a sovrapporre alla formula del reportage di tipo giornalistico.

Il caposaldo del genere

Tradizionalmente si conviene nell’individuare come primo vero e proprio esempio di letteratura di viaggio in senso stretto “Il Milione”, il dettagliato resoconto dei viaggi in Asia compiuti tra il 1271 e il 1295 dal mercante veneziano Marco Polo, accompagnato dal padre Niccolò Polo e dallo zio Matteo Polo. Esso diviene un’opera scritta nel 1298, grazie al contributo di Rustichello da Pisa, già autore di romanzi medievali, che si fece carico dell’intera trascrizione dei racconti del suo compagno di cella Marco Polo.

“Il Milione” rappresenta non solo un’inestimabile fonte di conoscenza per l’epoca, dal momento che racchiude preziose informazioni sull’Oriente, difficili da ottenere nel XIII secolo, ma funge anche da apripista per la narrativa di viaggio moderna poiché combina all’esigenza divulgativa il fascino del racconto e la meraviglia della scoperta.

Si tratta, infatti, di un’opera di natura enciclopedica, quasi scientifica, che riporta in maniera oggettiva e precisa una cospicua quantità di notizie circa le usanze e i costumi di popolazioni fondamentalmente sconosciute ai più, ma che allo stesso tempo riesce a fare leva su un sentimento di stupore, di genuina meraviglia, che ancora oggi nutre le fantasie del lettore più avido.

Letteratura di viaggio e “Grand Tour”

Nell’Ottocento la letteratura di viaggio conosce un periodo di particolare fortuna anche per via della diffusione del “Grand Tour”, il viaggio attraverso l’Europa continentale – spesso specificatamente verso l’Italia – che, per consuetudine, si ritrovavano a compiere i giovani delle famiglie nobili più in vista dell’epoca, con lo scopo di ampliare i loro orizzonti e affinare le loro conoscenze in materia di arte e cultura.

Straordinario frutto di questa esperienza è per l’appunto “Il viaggio in Italia”, di  Johann Wolfgang von Goethe, pubblicato postumo nel 1817. In quest’opera, che ripercorre gli spostamenti avvenuti tra il 1786 e il 1788, attraverso città come Ferrara, Roma e Napoli, viene approfondito l’aspetto antropologico ancor prima di quello storico-geografico. Nello stesso filone si colloca anche “Innocenti all’estero”, di Mark Twain, edito nel 1869, il resoconto in chiave umoristica dei cinque mesi di viaggio in nave attraverso l’Europa.

In questo stesso periodo poi anche le donne si aprono all’avventura e alcune di loro contribuiscono ad arricchire l’ampio panorama della letteratura di viaggio. È il caso di Amalia Solla Nizzoli, grazie alla quale è possibile approfondire la conoscenza dell’Egitto, o della patriota Cristina Trivulzio di Belgiojoso, che fornisce racconti dalla Siria, dal Libano, dalla Palestina, o ancora di Carla Serena, che, in solitaria, si spinge fino in Svezia, in Norvegia e in Russia.

La letteratura di viaggio in lingua italiana

La letteratura di viaggio nostrana prende piede in concomitanza con la nascita di un certo tipo di giornalismo culturale quando, a cavallo tra Ottocento e Novecento, le testate giornalistiche iniziano a ingaggiare scrittori come inviati speciali. Si tratta di nomi molto noti, come Carlo Levi, Guido Piovene o Carlo Emilio Gadda, tra i quali spicca la figura di Tiziano Terzani, scrittore e giornalista toscano che ha vissuto per un lungo periodo in Oriente e che ha subito fortemente il fascino della cultura asiatica, tanto da diventarne un testimone diretto d’eccezione.

Sia come reporter – “La porta proibita” e “In Asia” sono solo due delle raccolte contenenti gli innumerevoli articoli che portano la sua firma – che come scrittore di narrativa – “Un indovino mi disse”, “In Asia”, “Un altro giro di giostra” per citarne alcuni – Terzani riesce, infatti, a fondere con estrema sapienza l’esperienza personale, il racconto della sua vita privata, le sue riflessioni e i suoi pensieri sul mondo che lo circonda allo sguardo professionale, neutro e in costante allerta del giornalista spettatore di eventi epocali.

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