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Lorenzo Pavolini

La scrittura è fatta di problemi da risolvere

Anche quando crediamo di conoscere bene quel che vogliamo raccontare, non sappiamo quale sia il modo migliore per farlo.
Alla prova dei fatti, le giornate trascorse sulla pagina sapranno dirci se ci siamo riusciti, perché la verifica del lettore parla chiaro, ma non ci dice la maniera in cui ci siamo riusciti. Non ci fornisce il passe-partout per il prossimo ostacolo che incontreremo.

La scrittura è fatta di problemi da risolvere. Anche lei come altre passioni è un tessuto di intralci e stonature, obiettivi incerti, e quindi mancati, di tanto o di poco, radure di senso che si aprono insperate.
Spesso l’ostacolo espressivo non ha un profilo chiaro, che ci permette di determinarne l’altezza e quindi studiare come scavalcarlo o almeno sapere di quanto sollevare la gamba per giungere a un’asticella fluttuante. Così le molte pagine fallite, come le scarse frasi che invece raggiungono il segno, restano spesso un mistero anche per chi le ha scritte.
La corrente che ha permesso alle immagini di sgorgare dal nostro interno e trovare libero il canale verso la chiarezza del mare aperto non si ripete a comando, non ha orari né giacimenti noti, solo ipotesi. Sappiamo da dove viene la spinta, e vogliamo confidare nella sua purezza, o almeno nella sua onesta necessità, eppure troppe volte ci ha condotto al punto morto della pagina bianca.

Sulle ipotesi si conducono esperimenti. E scrivere insegna qualcosa anche su come si scrive. Perché non si penetra solo il cuore della materia che vogliamo narrare, ma anche le strutture che ci permettono di farlo. E la posizione migliore per ragionare su queste forme è stare accanto a quelle messe alla prova da altri che scrivono.

La postura dello scrittore

Chiaro che si impara leggendo, ma molto stando accanto alle pagine scritte da altri … mentre le scrivono.
È una questione di postura. L’aveva capito Montessori, si sta accanto al bambino mentre cerca di usare dei materiali per inventare qualcosa, non gli si sta di fronte per trasmettergli regole, ci si mette vicino e si cerca di aiutarlo a trovarle, si ammette di non conoscere la risposta certa, anche quando si è stati capaci, in analoghe situazioni, di trovarne una valida.
Si può provare a cercarne una insieme. Mettere a disposizione dei metodi e delle tecniche che aiutano in questa ricerca.

La scuola di scrittura è il luogo dove risolvere i problemi

Ora la scuola di scrittura è quel luogo, come sono state le riviste letterarie e i caffè, dove chi ha necessità di superare gli ostacoli della propria scrittura sta accanto a docenti che questi ostacoli li hanno affrontati e li affrontano quotidianamente per lavoro. E che questi metodi e tecniche hanno usato spesso.
L’esercizio di queste tecniche punta a migliorare l’empatia dei propri testi – cioè la capacità che avranno di farsi leggere con partecipazione e di creare un flusso tra soggetto, pagina e destinatario – attraverso un progressivo lavoro di spoliazione della scrittura, perché chi la esercita sia in grado di rendere sempre più chiaro e preciso quel che vuole raccontare.
Poi ognuno, davanti alla nudità della propria storia, saprà decidere se c’è un altro modo ancora per raccontarla.

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